31st ago2013

Verso Rotterdam

by Francesca

30 Agosto 2013, verso le 9,30 lasciamo Amsterdam con le nostre biciclette in direzione di Rotterdam, città porto più grande d’Europa, a circa 76 km di distanza.

La prima tappa è prevista a Leiden che raggiungiamo verso l’ora di pranzo dopo 40 km controvento e un paesaggio carratterizzato da canali, mulini, mucche e cavalli al pascolo. Insomma, il tipico paesaggio olandese. In totale 86 km percorsi.

Domani sarà l’ultima tappa: Maastricht.

Qui le foto del giorno.

 

Off
30th ago2013

Casa di Anna Frank e gita notturna ad Harlem – 28 Agosto

by Francesca

Ieri è stata una giorno molto intensa.  La mattina è iniziata con la visita alla casa-museo di Anna Frank, in cui la piccola Anna, la sua famiglia e alcuni dipendenti passarono due anni in clandestinità per sfuggire ai rastrellamenti nazisti e alla deportazione nei campi di concentramento.

Prima della visita abbiamo incontrato la responsabile del museo a cui abbiamo portato un piccolo dono: il crest della Misericordia di Firenze, ente patrocinatore del nostro viaggio, come simbolo a testimonianza della necessità di non dimenticare mai quello che accadde in quegli anni terribili. Il diario di Anna è la testimonianza più preziosa di come la vitalità di un’adolescente può sconfiggere il disegno di sterminio anche a costo della vita. Pensiamo, infatti, che nei prossimi decenni quando non ci saranno più i sopravvissuti diretti dell’olocausto, si dimenticheranno i nomi degli esecutori dello sterminio ma tutti continueranno a leggere le emozioni di una ragazzina che chiusa in una soffitta credeva nella bontà dell’umanità.

Dopo la visita al museo abbiamo passato qualche ora in città per conoscerla ancora meglio per poi prepararsi e partire verso le 17 per Harlem, graziosa cittadina situata a 20 km a ovest di Amsterdam, nella regione dei tulipani, in cui abbiamo passato qualche ora e cenato. Il ritorno ad Amsterdam lo abbiamo fatto in notturna, armati di luci, lucine e catarifrangenti!!

 

In totale 45 km percorsi. Qua sotto tutte le fotografie del giorno.

Off
25th ago2013

Un’isola a due ruote

by Francesca

Una piccola isola di soli 336 mq e con 954 abitanti completamente ciclabile, le macchine sono pochissime dato che hanno il permesso di circolare solo alcuni residenti, con paesaggi molti diversi, si passa da dune di sabbia a campi sterminati pieni di mucche e pecore a boschetti di pini.

Noi ne siamo stati pienamente conquistati!!

La giornata è  iniziata con una ricca colazione (siamo i soliti viziosi), dopo ci siamo avventurati in sella alle nostre fidate biciclette alla scoperta della piccola isola. Prima di pranzo ci siamo concessi un bagno nel mare del nord ( per non farci mancare niente) in una spiaggia sterminata dalla sabbia finissima battuta da un vento fortissimo. Pranzo a sacco e poi di nuovo in bicicletta verso il faro.

Qui sotto tutte le foto della giornata!!

 

Off
23rd ago2013

Saluti istituzionali prima della partenza

by Francesca

Ieri prima della partenza (prevista per oggi) abbiamo fatto un giro nel centro di Firenze per salutare e ringraziare gli enti che hanno patrocinato il nostro viaggio.

  • Come prima tappa ci siamo diretti in Piazza della Signoria dove ci ha accolto la consigliera comunale Cecilia Pezza e diversi vigili urbani (oltre ai tantissimi turisti che ci hanno fatto diverse fotografie).

 

  • Come seconda tappa ci siamo spostati in Piazza Duomo alla sede della Misericordia di Firenze in cui ci ha accolto il Sottoprovveditore Giovangualberto Bassetti Sani

 

 

  • Infine, come terza ed ultima tappa siamo andati nella sede della Provincia di Firenze dove ci ha accolto Delio Niccolai, capo gabinetto, per l’ultimo saluto istituzionale della giornata.

Stasera alle ore 20 in via Guido Guinizelli (all’altezza del civico 17) è previsto il raduno di tutti i partecipanti al viaggio e alle 21,30 circa è prevista la partenza. Siete tutti invitati a venire a salutarci!!

Nei prossimi giorni vi terremo informati del viaggio :)

A presto!!!

Off
21st ago2013

Firenze – Amsterdam: dal Lungarno al Lungomare dell’Olanda

by Francesca

Dopo il primo viaggio della primavera che ci ha visto impegnati nella tratta Firenze – Piombino, Dal Lungarno al Lungomare della Toscana, tra pochissimi giorni partiremo per la seconda avventura di quest’anno.

Il 23 Agosto partiremo per l’Olanda, la patria della mobilità ciclabile,  in un viaggio che ci vedrà toccare le principali cittadine dei Paesi Bassi e che ci porterà verso “il lungomare” della bicicletta: Dal Lungarno al Lungomare dell’Olanda.

L’obiettivo del viaggio è quello di pedalare dentro il futuro delle nostre città, o meglio dell’unico futuro possibile se teniamo ad un futuro che tenga conto delle persone. In Italia negli ultimi anni c’è stato un forte incremento dell’utilizzo della bicicletta. Noi crediamo che la bicicletta possa essere sia il modo migliore per conoscere una città, una nazione, ma anche il modo migliore per spostarsi per andare al lavoro, a scuola. Uno strumento, quindi, valido sia in un ambito turistico che durante la vita di tutti i giorni. Per questo l’Olanda ci offre un punto di vista a 360°, la possibilità di sperimentare nel modo più completo l’uso della bicicletta in ognuno degli ambiti indicati

I luoghi su cui concentreremo maggiormente la nostra attenzione sono:

  •  L’isola di Schiermonnikoog, l’ultima isola olandese del gruppo delle Frisone Occidentali, si quello delle vacche, prima che diventino tedesche. L’isola è un parco naturale è uProvincia di Firenze n’isola off-limits per le auto e si va solo in bicicletta. Si pedala tra foche, pecore e cavalli. Si pedala tra dune spiagge, boschi e fattorie che fanno tremare le gambe per la fatica e l’emozione.
  • Le città universitarie di Utrecht e Groningen. L’Olanda è un’intera rete di piste ciclabili. La bicicletta è di gran lunga il mezzo più usato. Groningen è la città del mondo con più biciclette per abitante al mondo.
  • Ovviamente pedaleremo a Amsterdam.
  • Pedaleremo a Leiden, città natale del pittore Rembrandt, e a Delft, città natale del pittore Veermer.
  • Toccheremo anche Rotterdam, la città con il più grande porto d’Europa.
  • Infine, come tappa finale arriveremo fino a Maastricht in una pedalata che ci vedrà impegnati per ben 194 km!!

Il ritorno è previsto il 1° Settembre.

Il progetto è patrocinato dal Comune di Firenze, dalla Provincia di Firenze e dalla Misericordia di Firenze.

Inoltre, come ogni anno, dobbiamo ringraziare il Centro Edile di Firenze per averci fornito i due pulmini per gli spostamenti. A nome di tutto il Tandem di Pace, Grazie!!  

Per chi fosse curioso e volesse conoscere tutte le nostre tappe nei minimi dettagli, vi terremo aggiornati delle nostre avventure su questo sito web.

Hallo(Ciao in Olandese) e presto!

Qui il Progetto Tandem di Pace 2013 completo.

Off
04th apr2013

Agosto e tutto quello che viene dopo‏

by Francesca
Quando Dio ha pensato di fare le donne deve aver fatto le francesi per prime. Poi tutte le altre, le scandinave probabilmente per ultime, troppa tecnica e perfezione. Ma le francesi, beh, le francesi sono come il primo album di una band: follia e imperfezione tecnica si mischiano senza scontrarsi, coraggio e delicatezza, sensualità e innocenza. Dio aveva un sacco di cose da dire sul peccato e sulla dolcezza e le ha dette attraverso gli occhi e le labbra delle ragazze francesi, come quando i Counting Crows pubblicarono August and everything after e diventarono una delle migliori rock band del mondo con una manciata di canzoni sulla vita e sull’essere giovani e innamorati.
E il fatto che stia parlando di donne francesi in una rubrica di biciclette non è perchè non sappia bene che pesci prendere e mi stia perdendo il senso di tutto questo scrivere, ma è semplicemente per il fatto che abitano in un posto bellissimo su cui andare in bici, il posto ovviamente si chiama Francia per via delle francesi ovviamente. Perchè se si hanno dubbi sull’enigma dell’uovo e la gallina, sulla Francia e le francesi la scienza parla chiaro, le francesi sono nate prima.
Ad ogni modo qualche estate fa ho fatto un pezzo di Provenza in bici con due amici, alla ricerca di vino, bei paesaggi e formaggi. Ed era appena iniziato settembre e come i Counting Crows non sapevo bene cosa aspettarmi da tutto quello che sarebbe venuto dopo agosto. Fatto sta che abbiamo pedalato, e tanto, affrontando il caldo e l’assenza di vita di lunghi pezzi della Camargue, le salite infinite del Luberon, la calma e i canti delle cicale delle campagne vicino Arles. E Dio ci guardava dall’alto, ne sono sicuro, anche se sono ateo.
Ne sono sicuro perchè due volte abbiamo bucato e due volte Dio ci ha dato un segnale.
La prima volta eravamo in mezzo a delle vigne, nel mentre i miei compagni di viaggio stavano riparando la ruota io mi ero addentrato tra i filari per rilassare i muscoli, quando ne sono riuscito una ragazza francese era li accanto a loro con la sua bicicletta, una bici da città, vestita come una uscita a fare due passi, occhi azzurri e lentiggini rosse. Stava andando verso la costa azzurra macinando chilometri come se niente fosse. Si era fermata per darci una mano, una ragazza a tre ragazzi. Dopo un po’ di conversazione decidiamo che lei non esiste, lo decidiamo nel momento in cui ci dice che sta andando nella direzione opposta alla nostra ma che se cambiano strada possiamo farne un pezzo insieme. Mentre la guardiamo andare via dietro di me strisce rosa di carta igienica scivolavano nell’aria rimanendo appesa alle viti, faceva caldo, avevo appena avuto un attacco di diarrea e per fortuna avevo rubato un rotolo di carta igienica in ostello.
La seconda volta che buchiamo accade in un piccolo paese francese, la Francia è piena di piccoli paesi. Dio ancora una volta ci manda un segnale, stavolta una ragazza bionda, in mountain bike, abbigliamento tecnico, si ferma e ci chiede se abbiamo bisogno di una mano. Una ragazza a tre ragazzi. La fissiamo. Ci fissa. Decidiamo che nemmeno lei esiste e diciamo di no. La guardiamo scomparire dietro una patisserie con la sua coda bionda che le sbuca dal casco.
Cosa vuol dire tutto questo? forse niente o forse tutto, ma quello che voglio dire è che se dovete scegliere un posto dove fare un viaggio in bici la Francia è un luogo che può andare bene, non ci sono le piste ciclabili della Germania, non c’è la pianura dell’Olanda ma ci sono le strade fatte ancora di pietra, i paesi quasi disabitati, gli alberi nelle piazze delle città, l’odore dei cornetti la mattina presto, una dolce aria di decadenza e un sacco di ragazze pronte ad aiutarti. C’è semplicemente la Francia e tutto quello che viene dopo. E come diceva Luca Carboni
La vita è incontrarsi e illuminare il buio 
sì la vita è scontrarsi magari sotto il sole 
dove si incontrano donne sulle biciclette 
con le braccia nude e le grandi tette 
Off
29th mar2013

50 anni e non sentirli, che sia diventato sordo?

by Francesca

 

Se (ma si può iniziare con un se?) hai deciso di puntare tutte le tue carte sulla sregolatezza perché  ti sei reso conto che il genio non fa proprio per te.

Se (ma si può continuare con un se?) qualcuno ancora nel sonno del mattino ti dice che ormai hai quasi cinquantanni (ma quanta cattiveria c’è al mondo….) e te speri tanto sia uno scherzo di Carnevale, non ti resta che verificarlo direttamente proprio nella città per eccellenza del Carnevale, Viareggio.

Mi (si, con un mi si può iniziare, è tutta un’altra musica!) sono convinto. Solo Viareggio può darmi la sicurezza se ho cinquantanni per scherzo o per davvero. E allora parto per Viareggio. Bici+treno mi sembra la soluzione migliore. Il treno lo prendo alla stazione di Prato. Con me ci sono tanti  ragazzi. Scenderanno tutti a Montecatini perché devono andare ad un Istituto Tecnico. Uno di loro, isolato, mi guarda come se fossi un marziano (è noto che i marziani si vestono tutti con la tuta aderente elastica da ciclista di colore nero). Nel treno ci sono anche tanti ragazzi di colore (nero per l’esattezza) che tutti insieme ridono e scherzano (forse anche del fatto che la tuta è dello stesso colore della loro pelle). Scenderanno con me e con i loro borsoni a Viareggio.

A Viareggio non c’è scherzo che tenga (nemmeno a Carnevale): la stagione dura tutto l’anno. Ho fame. Girello nella zona intorno al mercato in cerca del bar giusto dove fare colazione. Faccio vari appostamenti. Prima di entrare in un bar che non conosco faccio sempre degli appostamenti. Sono necessari per individuare con precisione un bar frequentato da gente del posto. Mi piacciono i bar dove, oltre al cappuccino con la brioche, consumi anche i sorrisi ed i saluti di un barista. Alla fine, dopo una mezzora buona di vari appostamenti, entro in un bar con la scritta caffè Tubino. Non è andata bene, perché il barista saluta e sorride solo a quelli di Viareggio. A Viareggio è nuvoloso e fa freddo, ma in giro c’è lo stesso tanta gente (e tutti si salutano e si sorridono solo tra di loro…razzisti!). Finalmente arrivo a pedalare sul lungomare di Viareggio. Minaccia di piovere. Controllo nelle sacche se c’ho l’occorrente per la pioggia. Ce l’ho! Di fronte agli spalti (vuoti) per il pubblico del corteo dei carri del Carnevale di Viareggio mi fermo a comprare un giornale. Leggo la data: 12 gennaio 2013 e capisco che non era uno scherzo, domani compio cinquantanni. Non mi abbatto e ricomincio a pedalare. D’altra parte ormai Viareggio sta qui con me come i miei cinquantanni. Di fronte all’ingresso del nuovo molo del Lido saluto gli amici del treno che ora hanno aperto per strada i loro borsoni. Contraccambiano il saluto. Scendo di bici e la spingo per andare sul  molo.  Bello il molo del Lido. Non c’ero mai stato. Il vento, il mare increspato, lo sfondo bianco delle Apuane, il vento, la minaccia di una pioggia imminente, sono la scenografia naturale per farsi tante domande (tipiche per un cinquantenne) sul senso della vita, ma io c’ho fame e le domande a stomaco vuoto non promettono nulla di buono. Risalgo sulla bici e con il vuoto nello stomaco pedalo sulla pista ciclabile del lungomare verso Nord. A Fiumetto ci sono tante giostre per bambini. Sono tutte aperte. Girano cavallini, draghi, elefantini, carrozze, ma non c’è traccia di essere umani né finti e né veri. Mi guardo intorno, ci sono solo io, la mia bici e la pioggia imminente. Forse sono rimaste aperte dalla scorsa Estate e nessuno se ne è accorto. Penso a questo quando il clacson di una macchina, la pioggia che comincia a cadere e la fame mi riportano fortunatamente alla realtà. Però un dubbio mi rimane perché mi volto e le giostre continuano a girare da sole senza che nessuno le guidi. A Pietrasanta mangio tanto e bene e sempre dolci e sempre dentro un bar. Niente appostamenti questa volta. Fuori piove a dirotto. Mi fa compagnia una barista. Anche lei non mi sorride (paese che vai, sorridi che non trovi!). riparto sotto una pioggia enorme. Sono bardatissimo.  L’unica  umidità che sento è quella del sudore. Rifaccio all’indietro lo stesso percorso e rido. Non smetterò di ridere nemmeno alla stazione di Viareggio dove perderò il treno e dovrò stare più di un’ora fermo ad inventarmi il modo per passare il tempo. Già, il tempo passa. Ma che me frega. Il tempo che passa non lo sento. Ora ne sono convinto! Però mi viene un dubbio: che sia diventato sordo?

 

Dimenticavo.

Un sorriso viareggino alla fine lo vedrò. Sarà quello della capotreno che mi dirà che ho messo male la bici nel vagone del treno.

 

Giovanni Grossi 

Off
24th mar2013

Premio Malabrocca

by Francesca
Addio a maglia nera Malabrocca
Aveva 86 anni ed era identificato col simbolo, oggi scomparso, che veste l’ultimo della classifica al Giro d’Italia: per conquistarlo si nascose anche nei fienili
Milano, 2 Ottobre 2006
Andava in fuga dietro al gruppo. Entrava nei bar e non ne usciva più. Si nascondeva nelle scarpate, nei fienili, nelle cantine. Una volta si tuffò addirittura in una specie di pozzo, vuoto, ma un contadino baffuto, la pelle rosolata dal sole, s’insospettì e sollevò il coperchio: “E allora?”, gli intimò. “Sto correndo il Giro d’Italia”, tentò di spiegargli. Poi risalì sulla bici, affrontò Rolle, Pordoi, Campolongo e Gardena, perché era il tappone dolomitico del Giro d’Italia, infine giunse al traguardo. Ultimo, ultimissimo, maglia nera, nerissima. Era il suo forte, il suo fortissimo.
CAPOLAVORI - Ieri è morto Luigi Malabrocca, e stavolta la maglia nera significa non solo il lutto per un uomo speciale, ma anche per la fine di un capitolo, di un romanzo, di una storia, di un’epoca, di un ciclismo. Povero Luisìn, che aveva scelto di arrivare ultimo, perché quello era il sistema per sconfiggere la miseria. Ultimo nel 1946 a 4.9’34″ da Gino Bartali: un’impresa. Ultimo nel 1947 a 5.52’20″ da Fausto Coppi: un capolavoro. Un uomo solo al comando, Malabrocca, però dal fondo della classifica, finché non incontrò un altro fenomeno nella lotta al fuori tempo massimo, Sante Carollo. Era il Giro 1949, Carollo vantava due orette di vantaggio e la tappa finale, Torino-Monza, con arrivo ufficiale a Milano, non proponeva agguati. Ci pensò “il Mala”: mentre Carollo pedalava ignaro in mezzo al gruppo, lui approfittò di una foratura, entrò in un’osteria, accettò prima da bere, poi l’invito a casa di un tifoso che gli voleva mostrare una particolare attrezzatura per la pesca, infine si rimise in sella e pedalò al minimo. Un trionfo al contrario: due ore e 20 dietro al vincitore Giovannino Corrieri, due ore e un quarto dietro a Carollo. Ma Luisìn aveva commesso un errore: non aveva previsto che i cronometristi — una volta tanto spazientiti — se ne fossero già tornati a casa, classificando il superitardatario con lo stesso distacco del gruppo. Così fu Carollo a conquistare la maglia nera: 9.57’07″ da Coppi contro 7.47’26″ collezionati da Malabrocca. E Luisìn, deluso, prese la solenne decisione di abbandonare quella divina commedia umana.
IL CINESE - Malabrocca, nato a Tortona il 22 giugno 1920, detto anche “il Cinese” per via degli occhi a mandorla, era però un fior di corridore. In carriera ha vinto 138 corse, di cui 15 da professionista (Parigi-Nantes 1947, Coppa Agostoni 1948, Giro di Croazia e Slovenia 1949), ed è stato due volte campione italiano di ciclocross (1951 e 1953). Da tempo il suo telaio cigolava. Operato al cuore e alla gola, tirava avanti con serenità. Ricoverato in ospedale 15 giorni fa, poi dimesso, ieri, nella sua cascina di Garlasco (Pavia) verso le 15 ha staccato il numero. I funerali si tengono domani, alle 10, nella Chiesa della Santissima Trinità a Garlasco. Non sarà un addio. Uomini come Malabrocca muoiono, ma non scompaiono.
Marco Pastonesi – Gazzetta dello sport

Il Tandem di pace ha deciso di intitolare a Malabrocca il premio che ogni anno viene attribuito ad una persona che si è particolarmente distinta, indipendentemente dai risultati sportivi, nella storia del Tandem per generosità, passione, grinta e determinazione.

ALBO D’ORO
2010 – Giovanni Grossi
2011 – Matteo Gori
2012 – Claudia Carroccia
2013 – Antonio Montelatici

Off
13th feb2013

Finché ruggine non ci separi

by Francesca
Un giorno morirò, e so che non è un buon modo per iniziare un post, però succederà, sicuramente, come più o meno a tutti. Ma se avrò dei figli, e questi a loro volta avranno dei nipoti, vorrei che quest’ultimi parlando con i propri amici di qualcosa d’impossibile da fare nel loro slang quotidiano fatto di parolacce e imprecazioni inserissero una frase del tipo: se mio nonno c’avesse avuto le ruote sarebbe stato una mountain bike. Perché ho piena simpatia per le carriole e per i carretti, ma la bici mi piace di più. Non so spiegarne il motivo anche se credo che, per citare la Volpe del piccolo principe, alla fine sia stato tutto il tempo che ci ho passato insieme, o sopra, che ha fatto della bicicletta una cosa diversa da tutte le altre cose con le ruote.
La bicicletta era con me quando dovevo scappare dai bulli teste di cazzo del paese dove vivevo, e quando le ho prese le ha prese insieme a me ed è tornata col manubrio storto o le gomme bucate. Era con me anche quando giocavo a pallone nel campino della chiesa, se ne stava sdraiata nell’erba ad aspettarmi e a riflettere i raggi del sole sulla sua carrozzeria rossa fiammante. Mi è stata accanto anche quando sotto casa di Laura aspettavo la mia prima ragazza e il mio primo bacio, ed era sempre lì anche quando quel bacio è diventato uno schiaffo e Laura, la prima ragazza che mi ha lasciato. Ma a dire il vero non l’ho mai sentita così vicina come quando una 126 bucò uno stop e ci venne addosso e mi fece vedere la fine molto più imminente di quanto avrei mai voluto vedere a 12 anni. Insomma, lei era li anche in quel momento.
E vorrei dire che le cose tra noi sono sempre andate bene, ma in realtà c’è stato un periodo della mia vita in cui ci siamo persi di vista, l’ho tradita per una 4 ruote, l’ho lasciata per anni in uno stanzino a ricoprirsi di ragnatele e di ruggine, ma non ha avuto complessi d’inferiorità umani, ecco, è stata lì ad attendere. Non so, credo che se avessi tradito una ragazza con la seconda per una con una quarta, non credo che le cose oggi tra noi potrebbero funzionare. Ma con lei invece oggi vanno alla grande.
Ed ora il nostro rapporto è più maturo, non stiamo insieme solo per il piacere fisico, il nostro rapporto è fatto di responsabilità, stiamo insieme anche nelle difficoltà, anche quando piove, quando fa freddo, anche quando lei mi porta in un posto dove preferirei non andare. Siamo cresciuti, ci rispettiamo, c’è la passione ma anche la razionalità, c’è la mente ma anche il cuore. Siamo insieme nella buona e cattiva sorte, in salute e malattia, finché ruggine non ci separi.
Ed uno dei momenti migliori è quando siamo fuori, io e lei, la sera, e la luce dei lampioni ha strani riflessi sulle sue ruote e a pedalare sono più i miei pensieri che le gambe. La sua voce sulla strada sembra più dolce, calda e serena. Tutto intorno sembra lontano. E in quei momenti faccio strani pensieri sulla vita e sui nipoti e ogni tanto, capita che in cuffia mi arrivino canzoni come About today dei The National, e la ruggine sembra una cosa lontana, inesistente.

[Video: The National - About Today Lyrics]
Off
17th gen2013

Prime Visioni

by Francesca

 

Mi sono svegliato c’è una bicicletta che parte alle 6.40…ed io ci devo salire sopra. Non ho l’abitudine di guardare le previsioni meteorologiche. In ogni caso però a gennaio generalmente un po’ freddo fa. Sono già fuori in sella. Prima pedalata e prima canzone nell’iPod (stamani c’è Africa dei Toto; parto sempre con una canzone dei primi anni ottanta…mi ricorda quando avevo intorno ai venti anni).

E’ buio, fa freddo (non mi sbagliavo), ma dopo 100 metri di pedalate so già che non avrò più freddo. Infatti sul ponte sul Bisenzio le pedalate e l’Africa dei Toto fanno già il loro effetto. Nel centro storico di Campi ci sono solo camioncini in sosta per lo scarico delle merci, ma intorno ci sono solo le merci e non ci sono tracce del conducente-scaricatore. I primi esseri umani li trovo alla fermata dell’autobus all’altezza del bar Franco poco oltre piazza Dante. Son contento! Loro sono la testimonianza che il mondo è sopravvissuto alla notte. A dire il vero qualche dubbio che il mondo sia rimasto intatto dalla sera precedente mi viene alla rotonda in fondo a via Buozzi quando, in lontananza, vedo tutte illuminate delle enormi strane macchine di ferro che assomigliano ai tripodi del film la guerra dei mondi. Mi sento come Tom Cruise che stringe accanto a sè i suoi due figli per salvarli dall’attacco dei tripodi.. Nell’incertezza che nella notte ci sia stata veramente un’invasione di tripodi accelero sulla salita di ponte di Maccione. Mi calmo quando mi ricordo che quei tripodi in realtà non sono altro che delle gru in sosta nel parcheggio di un concessionario di macchine per l’edilizia. Dall’alto del ponte di Maccione la voce di Michael Stipe che canta “man on the moon” mi trasforma da ciclista che pedala sul grigio asfalto della strada dell’Osmannoro in un astronauta che pedala sul suolo beige della luna. Mi riporta sulla terra la vista casalinga della sagoma di case passerini. Sulla strada la vista delle luci rosse delle auto di fronte a me e di quelle bianche contro di me  mi trascinano per un attimo dentro un videogame.

Entro nella periferia di Campi Bisenzio (in fondo cos’è Firenze se non la periferia di Campi?). La bicicletta fila via che è un piacere. Ieri mattina c’erano dei cigolii strani che provenivano dalla catena, poi nel pomeriggio son passato da quel gran genio del mio amico che con un cacciavite in mano fa miracoli. In via Baracca trovo un po’ di traffico. Rallento. Ho la sensazione di essere già arrivato, ma non è così. Mi faccio forza ed all’altezza di via degli Allori decido di non adagiarmi sugli allori. Più avanti all’incrocio con via Baracchini  la vista della sede di Equitalia mi ricorda di aver qualcosa da pagare in arretrato. Per paura di essere beccato da un esattore di Equitalia scarto di lato come un bufalo in via del Barco piantando in asso Baracca e Baracchini. Alle Cascine il verde brillante del pratone del quercione e di quello delle cornacchie dimostrano in maniera lampante l’esistenza di dio. Le pedalate alimentano altre visioni di altri momenti vissuti alle Cascine, di concerti di Peter Gabriel, Lucio Dalla e Fabrizio De Andrè e di spettacoli dei Giancattivi e di Benigni in vecchie feste dell’Unità. Mi aspetta il semaforo della tramvia. Il passaggio della tramvia mi scaraventa felicemente in Europa. Attendo diligentemente il mio verde e poi riparto.

Sulla salitella della pista ciclabile che sovrasta il sottopasso di piazza Vittorio Veneto comincio a pregustarmi la visione dei lungarni: meno 3, 2, 1 eccoli! Alzo le mani dal manubrio e pedalo lentamente. Ora sono proprio arrivato! Sono le 7 e pochi minuti. Mi aspetta una nuova giornata di lavoro. In cuffia c’è una canzone di cui non ricordo bene le parole. Mi sembra faccia così: pedalare un po’ è come bere; più facile è respirare.

Giovanni

Off
Pagine:«123»