03rd mag2013

Ringraziamenti

by Francesca

Ogni ritorno in Tandem mi lascia un vuoto nello stomaco che dura qualche giorno, a prescindere … Ogni viaggio ha un colore e un odore diversi, flash e fermi immagine che non si assomigliano, o forse sì …

Nei giorni successivi al ritorno mi manca la presenza incombente dei compagni pedalatori, la loro ossessionante, continua, rassicurante ombra e il loro brusio incessante.
Insomma mi manca qualcosa. Mi manca molto la fatica delle salite e l’osmosi con la bicicletta, sento un dolore lancinante ai muscoli costretti a rimanere inerti sotto le scrivanie. Mi devo accontentare solo della velocità dei pensieri e dello spostamento delle idee … ben poca cosa rispetto ai metri guadagnati con il movimento ritmico dei pedali.
Forse ho scoperto troppo tardi la gioia delle due ruote o, meglio ancora, le ho ritrovate nel momento giusto della mia vita, quando ho recuperato il vero senso di me nel mondo.
A costo di smentirmi nel prossimo resoconto di viaggio, voglio sottolineare come questi quattro giorni nella costa tirrenica (fino a Piombino, attraverso Pisa, Livorno, e tutte le amene cittadine sul mare o all’interno di quelle false mezze faticose colline) mi abbiano lasciato dentro un vuoto particolare, ricco di tante belle sensazioni, di tanti bei volti, di tante imprese minimali che ci hanno fatto sentire adeguati all’avventura … nonostante tutte le difficoltà, le piccole incomprensioni,  le grandi mediazioni e le sane risate …
Le vacanze in gruppo, soprattutto se eterogeneo come quelli del Tandem, sono una bella sfida … a volte mi domando quale sia il nostro collante: se questo fosse la bicicletta, allora, davvero, questo mezzo potrebbe dirimere gli annosi conflitti che fanno sanguinare il mondo.
Personalmente riesco con difficoltà ad immaginarmi viaggi diversi da quelli che facciamo insieme … gli ultimi senza questo mezzo di locomozione a impatto zero e con altre compagnie non mi sembrano “il viaggio”. La convivenza forzosa non mi dà più ansia, né fastidio …
Di questo week-end della Liberazione sulla costa mi ricorderò soprattutto dei nostri ragazzi, quelli nuovi e quello “vecchio”. Spesso ho domandato a Enrico, Gherardo, Sara e Sofia perché sono venuti con noi, quale molla li ha spinti a scegliere questa esperienza … ma una risposta precisa non l’ho avuta. Mi piace immaginare che la motivazione sia quella mia profonda, ovvero perché no? Perché non farlo?
Anche questa volta ho visto confermata la mia fiducia nel futuro. Finché ci sono tanti ragazzi così il mondo merita esattamente di vivere:  la loro serena scoperta  delle cose e la loro semplice voglia di  misurarsi mi ha richiamato spesso alla mente i meravigliosi versi della mia poeta preferita – Wislawa Szymborska -  “Finché quella donna del Rijksmuseum/ nel silenzio dipinto e in raccoglimento,/ giorno dopo giorno versa il latte/ dalla brocca nella scodella,/il mondo non merita / la fine del mondo.
Nella semplicità del rapporto immediato siamo riusciti a stare insieme, a mandare avanti un gruppo molto diverso.
Senza niente togliere a quattro impavidi liceali campigiani mi ha colpito in particolare il grande percorso che ha fatto Otaho, la vera grande sorpresa di questo viaggio. Non era scontato un suo ritorno dopo l’esperienza di Santiago. Da quel faticosissimo ma intenso viaggio formativo, il nostro amico ha percorso tanti chilometri, più di quelli macinati dieci anni fa venendo dall’Africa. Li ha percorsi tutti, con fatica e con rabbia:  penso che oggi sia già oltre mille traguardi. Sicuramente si merita tutto il mio rispetto e, soprattutto il mio affetto.
Caro Othao, vorrei che il prossimo traguardo fosse quello di vederti cittadino italiano, immediatamente,  senza tutte quelle pastoie di cui ti sei lamentato con noi mangiando il gelato … perché stai costruendo anche tu il nostro paese con la tua storia, la tua forza e tutta la tua potenza.
Alla prossima
Fiorella
Off