08th feb2013

Ultime Visioni: I ricordi del mio ultimo viaggio con il Tandem scritti come mi son ritornati in mente

by Francesca

 I sorrisi di tutti noi più quello di Emiliano Fossi alla partenza dalla pista ciclabile di via Barberinese a Campi Bisenzio. La benedizione di donna Carmen. L’incontro con il sorriso a mille denti di Cipollini che si allena sulla salita di Sasseta sopra Vernio. Il forno di Montepiano che fa i biscotti buonissimi, ma che era chiuso. La salita infinita verso il Monte Sole e la nostra fatica che si mescolava con i silenzi dei luoghi della strage di Marzabotto. I nostri silenzi al racconto della distruzione sistematica di una comunità da parte dei nazisti con la complicità dei fascisti italiani (questo non va dimenticato mai!) nei luoghi dove le persone credevano di essere al sicuro, in chiesa, al cimitero, nella scuola e cioè nei luoghi della vita e della memoria di una comunità. La rabbia e la lucidità di Edda, una splendida ottantenne che ci ha accompagnato nel sacrario di Marzabotto. L’incontro con il Sindaco di Marzabotto nella bella sala consiliare. Le bestemmie (laiche) quando la prima sera io e Sandro abbiamo aperto il sacco della tenda e mi sono accorto che mancavano dei pezzi e mio figlio, l’ultimo che l’aveva usata, non mi aveva detto niente! Le spalline gialle ricamate del reggiseno della Bernadette, la cameriera del ristorante il Poggiolo. Il sorriso, gli occhi e le parole della barista del bagno Miramare di Eraclea Mare. La bellezza del Palazzo dei Diamanti a Ferrara. I ciottoli di via corso Ercole I d’Este. Le biciclette dappertutto (anche sui ciottoli del corso) e le rastrelliere senza nessun rottame. Quella sera che ci siamo persi a Ferrara e per tornare al campeggio abbiamo dovuto camminare per tutte le mura. Il pedalar lento e tranquilo sull’argine del Po lungo la pista ciclabile più lunga d’Italia. La festa degli asparagi a Mesola. Esorcizzare la pioggia cantando a Chioggia: “scende la Chioggia ma che fa, crolla il mondo intorno a me, per amore sto morendo”, ed accorgersi contenti come bimbi che vien fuori il sole. Pedalare sull’isola di Pellestrina; i panni stesi  di Pellestrina; le barche di Pellestrina; la pista ciclabile di Pellestrina; la tranquillità di Pellestrina; il borgo di pescatori di Pellestrina; la bellezza sospesa e senza tempo di Pellestrina; il pensiero che Pellestrina è Venezia più piccola senza turisti. Lisiano che dice dopo tre ore che pedalavamo tra paludi, canne e uccelli: “io non sono per l’aria bona”. Il silenzio intorno a Lisiano quando Lisiano dice qualcosa. Le risate di tutti dopo che Lisiano ha detto qualcosa. La mia incazzatura eccessiva a Venezia perchè non mi avevano aspettato per mangiare e il mio senso di colpa successivo (anche questo eccessivo). I sardoni e le seppie con la polenta, i gamberetti con la polenta, le ombre a giro per venezia, il caffè a Florian in piazza S. Marco, i gondolieri che aspettano imbronciati i turisti giapponesi; i gondolieri ridenti che riparano le gondole. I bambini che corrono e giocano a pallone nella piazza del ghetto a Venezia (dove c’è un bambino che gioca a pallone con le porte fatte con gli zaini c’è vita!). La valigia sul letto (“quella di un lungo viaggio”) ogni mattina. Il vento in faccia in laguna. Il ciclista incontrato per caso che ci ha accompagnato per 30 km fino ad Aquileia. Il pedalare contro vento sul ponte tra Aquileia e Grado. La padrona dell’albergo di Grado che ci ha vietato di cantare la mattina a colazione. Il recinto  con tornelli a pagamento intorno alla spiaggia di Grado e la sua bellezza sequestrata per l’uso di pochi (avranno pure le loro ragioni, ma che tristezza!). Le prese di culo tra Lisiano e ‘i Bonechi. La ricerca di una tv per vedere la partita della Fiorentina contro l’Atalanta mentre pedalavamo sotto la pioggia verso Ferrara. Le botte di Delio Rossi a Lljaic in Fiorentina-Novara raccontate per telefono mentre eravamo sul vaporetto la sera a Venezia. La gioia nel vedere un viola club a Cavallino-Treporti. La gioia liberatoria del gol di Cerci contro il Lecce in un bar a Trieste. Siamo salvi! Forza viola sempre e comunque! L’accorgersi la sera, dopo una giornata passata a pedalare sotto il sole, di avere le mani abbronzate. Il panettiere della Lista Civica di Caorle. Selgio il cinese di Caorle. Quando Lisiano, con il semaforo rosso ha detto “vai, ora si può andare” ed il Bonechi c’è cascato…e Lisiano ha riso per chilometri !! (beh…non solo lui). La lepre che scappa, il cane che la rincorre, la campeggiatrice che rincorre il cane. I pranzi con i gran panini del Presidente, la chiesetta ed il bar chiuso che ha aperto per noi. Il bagno del I maggio. Il passaggio a Monfalcone sotto lo stadio intitolato a Callisto Cosulich (devo a lui, critico cinematografico del mitico quotidiano “Paese Sera”, la mia grande passione per il Cinema). Le forature, l’incontro con il meccanico di Jesolo, la catena che si rompe, insomma tutti gli intoppi meccanici che aldilà delle bestemmie (laiche) hanno avuto il potere di farci sentire ancora più uniti. L’arrivo a Trieste insieme agli amici di un’associazione di ciclisti di Trieste. Sdraiarsi a prendere il sole su un muretto a Trieste dopo aver pedalato da prima dell’alba ed essere stanchissimi. Il sole, i fuochi d’artificio, il compleanno di Sandro, lo spritz che costa meno di un bicchier d’acqua, i giovani la sera (tanti) a bere, mangiare e cantare tuttingiro a Trieste. Il racconto delle atrocità della risiera di San Sabba. Il ritorno con i nostri pulmini.

Grazie Antonio! Grazie a voi tutti miei amici del tandem!

Giovanni Grossi
in collaborazione con Simone (il Presidente), Francesca (la bolognese di Brozzi), Claudia (la cinese di Lamezia), Sandro (l’uomo che avrei voluto essere), Lisiano (l’uomo che invece, purtroppo e/o per fortuna, io sono), Fiorella (la saggia, ma non troppo), Alberto (l’unico ciclista vero), Silvano (l’organizzatore del viaggio), Jacopo (la roccia), Marco (l’inesauribile), Giovannino (ma quando ci decidermo a chiamarlo Giovanni e basta?)

 

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